mercoledì 21 maggio 2008

A scuola dell' Anticristo



Enrico Demme maestro elementare. Averne di maestri così, a meno di 1.400 euro al mese. Peccato che questo docente di scuola primaria - ma lui preferisce la vecchia dizione - si sia messo in testa un’idea davvero balzana, di questi tempi: crede che i suoi figli, e i suoi alunni, e i suoi simili, insomma gli uomini in generale, siano fatti a immagine e somiglianza di Dio, anziché delle scimmie. Cioè siano frutto della creazione, non dell’evoluzione. E, quel che è peggio, s’è pure messo a insegnarlo a scuola. Non l’ha spacciata come verità di fede. Ha solo esposto una teoria: la vita come esito di un Progetto intelligente anziché del Caso.
È andata come doveva andare: s’è rovinato la sua, di vita. Proteste delle famiglie. Ispezione ministeriale. Ipertensione arteriosa, sette mesi di malattia. Due visite fiscali domiciliari la settimana. Trasferimento per incompatibilità ambientale dalla scuola Giuseppe Garibaldi alla scuola Mario Mazza. Adesso Demme ha condensato la sua lunare esperienza in un dattiloscritto di 103 pagine che aspetta solo un editore. S’intitola A scuola dall’Anticristo. Cronache dell’orrore nella scuola elementare di Stato.
A scuola dall’Anticristo. Perché ha scelto questo titolo per il suo libro?
«Basta leggere lo studio Il mito della scuola unica di Charles Glenn. Nelle aule trionfa la mentalità massonica ottocentesca che concepiva la scuola di Stato quale strumento per sottrarre alla Chiesa la possibilità di educare le nuove generazioni. La Rivista della Massoneria lo scriveva nel 1879: “L’unico modo per abbattere la superstizione del sacramento della confessione è la scuola. La scuola è il cannone della battaglia morale”, e infatti oggi i miei scolari sono sospinti verso il paganesimo: anziché in Gesù credono nei Gormiti, personaggi di plastica che manifestano la loro divinità attraverso il potere sulla natura. Anche nella Cambogia di Pol Pot la pretesa di rifondare il mondo passava attraverso l’indottrinamento dei bambini, “lavagne bianche” da cui tenere lontana qualsiasi traccia di tradizione per potervi scrivere sopra a piacimento. “Chi controlla il passato, controlla il presente”, profetò George Orwell, quello del Grande Fratello e della Fattoria degli animali. La “lavagna” è quasi bianca anche in Italia e aggiungo, per esperienza personale: chi prova a riempirla di contenuti cristiani si attira grandi sventure. Lei pensi che sono stato convocato in curia dal responsabile diocesano dell’ufficio scuola. Teneva fra le mani la fotocopia di una mia dispensa di storia in cui dimostravo che Cristoforo Colombo era interessato all’evangelizzazione. Mi ha dato dell’integralista. Eppure era il pensiero di Papa Wojtyla. La scuola di Stato si mantiene neutra su tutto e così facendo serve i gruppi di potere. Una situazione ben fotografata in una scritta che don Luigi Giussani notò molti anni orsono sui muri di un liceo milanese: “Questa scuola puzza di niente”. Detta legge il relativismo. Speriamo non diventi veltronismo: ha ragione Tizio “ma anche” Caio».Il tempo delle ciliegie, libro di storia e geografia per le classi terze, insegna che «per dare una spiegazione alla loro esistenza» gli uomini si sono inventati «esseri superiori» e «accadimenti fantastici». In una parola si sono inventati Dio.
«Guardi che questi testi sono adottati persino nelle primarie che dipendono da istituti religiosi. In una di queste scuole hanno proiettato agli alunni un documentario sui primati che si concludeva così: “Oggi sono scimmie,mafra chissà quanti anni potrebbero diventare come te”. D’altronde Peter Singer, luminare della bioetica che insegna a Princeton, osannato da Time fra i 15 pensatori più importanti del mondo, sostiene che una scimmia vale più di un handicappato. Non a caso è il filosofo che ha invocato per i figli dell’uomo “un periodo di 28 giorni dopo la nascita prima che un infante possa essere accettato con gli stessi diritti degli altri”».

Come rimediare?
«L’unico principio che deve valere è quello della sussidiarietà: il potere pubblico si limita a svolgere solo le attività che i privati non siano in grado di compiere. Bisogna farla finita con la scuola unica di Stato, restituire ai genitori la libertà di scegliere per i loro figli il tipo d’istruzione che ritengono giusta. I bambini stanno più tempo in aula che gli operai in fabbrica: 40 ore settimanali. Solo a Sparta rimanevano così a lungo lontano da casa».

Nessun commento: